Presentazione storica

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L’antica istituzione, affermata di fatto già nel Trecento, ha rappresentato per secoli l’autonomia di governo della popolazione cadorina, che ha saputo conservare nel tempo la propria indipendenza soprattutto grazie ad un’articolata organizzazione politica di autogoverno del territorio. A partire dal 1338 i cadorini disposero di uno Statuto, un corpus di norme che regolavano l'intera vita civile, politica e amministrativa, riconosciuto anche sotto il protettorato della Serenissima Repubblica di Venezia (dal 1420) e nei secoli successivi più volte aggiornato. Sarà Napoleone, nel 1806, a sopprimere la Magnifica Comunità che vedrà la rinascita, come Consorzio dei Comuni cadorini per la gestione dell'antico patrimonio indiviso, solo nel 1875. Oggi La Magnifica Comunità di Cadore è ente a personalità giuridica pubblica costituito dall'unione dei ventidue comuni del Cadore. E' erede della storia unitaria della regione, delle sue esperienze di autogoverno e dei valori tradizionali espressi dalle genti cadorine e costituisce, ancor oggi, un punto di riferimento delle realtà istituzionali e sociali operanti nel territorio. La Magnifica Comunità concorre a conservare l'identità culturale e le risorse ambientali e a promuovere la formazione e lo sviluppo morale ed economico delle comunità locali, individuando e valorizzando gli elementi di carattere unitario che, nel rispetto delle realtà istituzionali e sociali, possono contribuire al progresso complessivo del Cadore anche mediante iniziative volte a favorire il raccordo e la concertazione.

E' presumibile, come attestano la maggior parte degli storici, che la nascita della Magnifica Comunità di Cadore sia da attribuire a diversi fattori favorevoli divenuti concomitanti agli inizi del terzo decennio del secolo XIV. Sulla regione signoreggiavano i da Camino, vassalli del patriarca di Aquileia; nel 1329 i feudi furono assegnati ai cadorini Lorenzo e Giovanni Piloni; tale operazione permise ai rappresentanti del Cadore di sedere nel parlamento friulano. Con l'uscita di scena dei Caminesi, fu il Patriarcato di Aquileia a rivendicare ed ottenere il diritto sul Cadore. Approfittando degli eventi, della lontananza del Tirolo e del mutato signore, i cadorini incaricarono un rappresentante di ogni centenaro di scrivere, con l'aiuto del vicarius, un nuovo statuto che vide la luce nel 1338. Il Patriarca concesse ai cadorini di avere un rettore e un vicario deputato all'amministrazione della giustizia, di modificare le leggi, di essere liberi da fazioni e collette, di poter difendere unicamente il loro territorio, e di mantenere i castelli, antichi presidi deputati alla difesa dell'intero territorio. Con la dedizione del Cadore a Venezia nel 1420, al grido di eamus ad bonos venetos, si consolidò il potere locale subordinato mediante gli Statuti; il governo centrale scelse come sede Pieve di Cadore e si organizzò istituendo un Consiglio generale, un capitano di Cadore, un vicario, quattro consoli, un massaro e due sindaci, organi che furono in grado di garantire la leadership politica della Magnifica Comunità e un lungo periodo di pace, interrotto unicamente dalle guerre contro Massimiliano I d'Asburgo, guerre che ebbero un'alternanza di vittorie e sconfitte da ambo le parti e che si conclusero con la definitiva occupazione del Cadore da parte delle truppe tedesche nel 1511 e il distacco di Ampezzo che passò sotto il dominio dell'arciduca d'Austria. Quasi parallela, anche se con radici più lontane nel tempo, è la storia he contraddistingue le vicende dell'arcidiaconato del Cadore, che spesso si frammistano a quelle politiche, a volte subordinandosi a volte prendendo il sopravvento. La vita dell'antica Comunità ebbe comunque di fatto termine quando le truppe francesi affondarono la Serenissima, nel 1797, recidendo anche il legame tra Venezia e il Cadore che, da quel momento, si trovò improvvisamente privata del sostegno che, per secoli, l'aveva sostenuta e condizionata. Disorientato, il Cadore non seppe reagire e si dimostrava impreparato ad organizzare nuove prospettive politiche. La Magnifica Comunità venne sciolta, per essere nuovamente ricostruita solo dopo settant'anni.

I Presidenti dal 1875

13 settembre 1876 Bortolot De Luca
22 ottobre 1881 Pio Monti
28 dicembre 1884 Giuseppe Genova
16 marzo 1890 Eugenio Coletti
15 marzo 1903 Giuseppe Solero
12 febbraio 1906 Osvaldo Bombassei
14 dicembre 1910 Angelo Gerardini
1917-1918 Silvio Vecellio
30 novembre 1919 Giuseppe Palatini
17 aprile 1922 Annibale Genova
28 gennaio 1925 Celso Fabbro
7 gennaio 1926 Dino Bombassei
10 gennaio 1928 Giuseppe Del Favero
17 maggio 1931 Celso Fabbro
7 gennaio 1934 Giuseppe Del Favero
14 febbrao 1937 Lucio Lozza
9 febbraio 1944 Giovanni Fontana
4 agosto 1945 Giovanni Larese
22 aprile 1946 Attilio Monti
31 marzo 1949 Celso Fabbro
3 novembre 1951 Pietro Vecellio
28 novembre 1970 Odorico Larese
24 gennaio 1976 Giuseppe Vecellio
9 aprile 1988 Gian Candido De Martin
2 ottobre 2004 Callisto Fedon
13 ottobre 2007 Emanuele D'Andrea
29 ottobre 2009 Renzo Bortolot